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“Fai le cose difficili quando sono facili, e inizia le grandi cose quando sono piccole. Un viaggio di mille miglia deve iniziare con un singolo passo.”

Lao Tzu

Il mio primo vagito, a differenza di molti, me lo ricordo bene.

Mi ricordo i sorrisi e gli sguardi di chi c’era, in quel singolare e assolato maggio 2018, nella mente brillante di Davide Santi e nella cornice straordinaria di Palazzo Marino, mentre la mia vita iniziava e Sandeep Das stringeva tra le sue le mani emozionate di Irina.

“Ti chiamerò MAME” mi sussurrava, come una madre, accarezzandomi con il pensiero e raccogliendo nel mio nome i profumi e i colori del Mediterraneo, quell’idea di esperienza poetica e vitale, quel desiderio di musica che si fa ambasciatrice di comunità e bellezza. Ed è proprio con la mia nascita che Irina incontra di nuovo i due fratelli di Istanbul che compongono lo Yarkin Duo e Qiyun Zhao, aka Clara Polka, una violinista cinese conosciuta in America, la quale rimane talmente folgorata da quello che frulla nella testa della sua amica italiana che decide di riproporlo in Cina, invitando proprio Irina ad affiancarla in quest’avventura, quella stessa estate.

 

Non solo: il progetto, in cui ritrova Ehsan Matoori, conosciuto in occasione dell’esperienza americana del Global Music Workshop, coinvolge anche la talentuosa e carismatica musicista palestinese Huda Asfour, che condivide con Irina il suo primo viaggio in una terra affascinante e fino ad allora sconosciuta. Basta una sola esibizione insieme all’ARCO Project & Festival di Guangzhou, quel toccar di corde e spalancar di occhi a dare senso al tutto, a creare, tra le due musiciste, un’intesa e una sinergia che mai avrebbero pensato. Dicono sia il destino a metterci sulla strada certe persone, dicono sia il fato a costruire le occasioni per intraprendere quella strada. Comunque la si voglia guardare, quello tra Irina e Huda diventa un amore artistico duraturo e prolifico, un duo arricchito dalla presenza necessaria di Sandeep Das e del compositore cinese Wu Tong, un altro peso massimo del panorama musicale planetario, vincitore, anche lui, di un Grammy Award. Eccoli qui, tutti insieme, genitori di una creatura viva e pulsante, che piano piano acquista forza e indipendenza, che scalpita di urgenza, che vuole assaggiare il mondo e tutta la sua potenza creativa. Al pensarli, tutti nello stesso luogo, ognuno con il suo bagaglio di esperienze, visioni e consapevolezze, mi si infila sotto la pelle una gioia così feroce e calda da non poterla raccontare, che si acuisce nel momento in cui mi rendo conto che, a loro, potrebbero aggiungersi altre eccellenze, altre storie, altre vite.

Nel frattempo, arriva metà settembre e Irina torna in Cina, dove si rinforza il legame con Wu Tong, ma non finisce lì, perché il mese successivo viene richiamata e le viene conferita la prestigiosa onorificenza di “Ambasciatrice della Cultura Italiana” durante il 17th Western China International Fair, davanti alle autorità di tutti i paesi coinvolti dall’evento. I rapporti con la Cina si costruiscono così in modo ufficiale ed Irina, l’anno dopo, partecipa al congresso dell’energia e al World Horticultural Expo, sempre in rappresentanza del suo Paese, di cui si porta dentro la storia e il suo significato. E questo, credetemi, è un grande onore.